Antibiotici e ormoni, nessuna traccia negli allevamenti avicoli italiani

Nessuna presenza di ormoni, antibiotici o altri antimicrobici o contaminanti è stata riscontrata nei campioni prelevati negli allevamenti avicoli italiani e analizzati dal Ministero della Salute: è questo il dato che emerge dalle attività di controllo previste dal Piano nazionale residui relativo al 2017, pubblicato dal Ministero della Salute e consultabile a questo link.

Sono stati in totale due su oltre 44mila campioni esaminati i casi di presenza di sostanze ormonali scoperta negli allevamenti (un allevamento di bovini e nell’altro di suini) mentre nessuna evidenza è stata trovata in altri animali, come conigli e avicoli. In altri 37 casi sono stati rintracciati residui di sostanze indesiderate, come metaboliti di antibiotici o altri antimicrobici o contaminanti vari: importante segnalare che nessuno di questi 37 casi si è verificato in un allevamento avicolo.

Non sempre poi ci si riferisce alla presenza di antimicrobici, visto che nello stesso gruppo sono comprese le sostanze contaminanti di origine ambientale: si spiega in tal modo la scoperta di 3 casi di presenze indesiderate (campioni non conformi, questa la definizione esatta) anche in selvaggina cacciata.

Il Piano nazionale residui viene messo in atto dal Ministero della Salute con cadenza annuale a partire dal 2006, dando seguito alle direttive comunitarie mirate a svelare i casi di uso illecito di sostanze vietate o di impiego non corretto di quelle autorizzate. Due i gruppi di sostanze che le analisi hanno cercato. In un primo gruppo quelle a effetto anabolizzante (come gli ormoni) e nel secondo i medicinali veterinari, insieme agli agenti contaminanti di origine ambientale.

I campioni analizzati nel corso del 2017 sono stati 44.108, tutti raccolti in maniera imprevista, la maggior parte prelevati in allevamenti di bovini, di suini e di volatili in giorni diversi della settimana e a intervalli variabili nel corso dell’anno. Ad esaminarli sono stati poi i laboratori degli Istituti zooprofilattici: tutti i risultati sono confluiti nel sistema informativo sanitario (Nsis) e poi convalidati dalle amministrazioni regionali e dal ministero della Salute, infine sono stati poi trasmessi alla Commissione europea.

Rilevante anche il numero di campioni di latte (oltre tremila) e di uova (circa 1.500) prelevati: in totale si tratta di una quantità ben superiore a quella prevista dalle normative europee, se pensiamo che solo nel caso dei bovini il numero di campioni è stato quasi il doppio di quello richiesto e tre volte superiore quello dei campioni di latte.

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