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11 Gennaio 2024

L’Organizzazione mondiale della sanità animale (WOAH) ha pubblicato il policy paper “Avian influenza vaccination: why it should not be a barrier to safe trade” nel quale si sottolinea l’ingiustificabilità di eventuali limiti commerciali nei prodotti avicoli derivanti da allevamenti vaccinati e si evidenzia l’importanza della vaccinazione contro l’influenza aviaria ad alta patogenicità. Eventuali restrizioni commerciali, inoltre, secondo l’Organizzazione, avrebbero un impatto enorme su un settore che contribuisce in modo significativo alla sicurezza alimentare globale, nonché all’economia.

Carne e uova di pollame, inoltre, rappresentano una fonte alimentare proteica a basso costodi alta qualità e a basso contenuto di grassi per gran parte della popolazione mondiale, e il settore avicolo rappresenta una importante fonte di sostentamento economico per i piccoli agricoltori.

La vaccinazione, secondo la WOAH, è uno strumento di contrasto in grado di difendere la sicurezza alimentare e la salute pubblica da un virus che, dal 2005 a oggi, ha causato la morte di oltre 500 milioni di uccelli in tutto il mondo.

Nel paper, l’Organizzazione lancia un campanello dall’allarme chiaro: l’attuale diffusione dell’influenza aviaria rappresenta una delle principali preoccupazioni per l’industria del pollame, la salute pubblica e la biodiversità. Inoltre, proseguono gli esperti, considerati i recenti sviluppi epidemiologici e la crescente circolazione dell’influenza aviaria ad alta patogenicità negli animali selvatici, misure più rigorose di biosicurezza, unite all’abbattimento del pollame, potrebbero non essere più sufficienti per controllare la malattia.

Ecco perché – anche alla luce della migrazione stagionale degli uccelli selvatici da Nord a Sud, fattore alla base dell’aumento dei focolai – i Paesi di tutto il mondo dovrebbero prendere in considerazione approcci complementariin linea con gli standard internazionali esistenti in materia di salute e benessere. E la vaccinazione è uno di questi.

È fondamentale, dunque, mantenere attivo il commercio internazionale di prodotti avicoli, garantendo al tempo stesso la sicurezza degli scambi tra Paesi produttori e Paesi importatori. Le strade, secondo il parere degli esperti, potrebbero essere due.

Da un lato, i Paesi che vaccinano dovranno fornire un’adeguata certificazione ai propri partner commerciali per garantire che le loro misure siano conformi agli standard internazionali. Dovranno inoltre dimostrare i loro piani per effettuare la necessaria sorveglianza dei ceppi circolanti una volta effettuata la vaccinazione e la loro capacità di dimostrare l’assenza di circolazione del virus.

Dall’altro, i Paesi importatori dovrebbero prendere decisioni basate sul rischio e attuare misure che consentano un commercio sicuro prevenendo la diffusione dell’influenza aviaria. Ciò è fondamentale per evitare la chiusura delle frontiere commerciali e i conseguenti impatti economici per l’industria del pollame, gli allevatori e i consumatori.

I numeri, in questi casi, tornano utili per fotografare l’andamento del fenomeno: secondo quanto riportato dal policy paper, infatti, l’81% dei membri della WOAH (107/133 risposte) non ha utilizzato alcun tipo di vaccinazione contro l’influenza aviaria negli ultimi cinque anni; mentre 112 Paesi e territori hanno segnalato la presenza della malattia nello stesso periodo.

Viene inoltre evidenziato dalla WOAH che l’uso della vaccinazione nel pollame contro l’HPAI rimane una decisione di ciascuna autorità veterinaria nazionale, in consultazione con i produttori avicoli, e che dovrebbe essere adattato allo specifico contesto epidemiologico e socioeconomico, nonché alle esigenze e alle capacità di ciascun Paese.

Flessibilità e adattabilità sono essenziali per affrontare in modo efficace la natura dinamica della malattia e la sua potenziale minaccia per le popolazioni di uccelli domestici e selvatici, nonché per la saluta pubblica”, conclude la WOAH.

Fonte: AbouthFarma

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