Le associazioni Assalzoo (Associazione Nazionale Tra Produttori di Alimenti Zootecnici), Assica (Associazione Industriali delle Carni e dei Salumi), Unaitalia (Unione Nazionale Filiere Agroalimentari delle Carni e delle Uova) e Uniceb (Unione Italiana Filiera delle Carni), in una lettera congiunta indirizzata alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida e al Ministro della Salute Orazio Schillaci, sottolineano la necessità di continuare a mantenere alta l’attenzione sull’emergenza PSA in Italia.
Le associazioni ringraziano il commissario straordinario Giovanni Filippini per il suo impegno e l’adozione anche di misure dure, “per ricondurre a miglior governo la diffusione della PSA, drammaticamente giunta agli allevamenti domestici“.
“La situazione complessiva ci porta però a dover evidenziare la necessità di insistere in questa direzione di contenimento e depopolamento dei cinghiali selvatici ai fini della eradicazione della malattia con sempre maggior intensità e costanza”, si legge nel testo, “mettendo non solo il Commissario in condizione di agire quanto più semplicemente possibile, ma anche dotando la sua struttura delle necessarie risorse su base stabile e continuativa“. A tal proposito, viene evidenziata la necessità di istituire un fondo dedicato su base pluriennale da introdurre con la prossima Legge di bilancio.
Un punto cruciale riguarda gli indennizzi. “Occorre premunirsi di riserve adeguate a far fronte alle imprescindibili esigenze di indennizzo degli operatori colpiti direttamente (…) e indirettamente (…) dalle conseguenze della PSA“. Anche in questo caso, le Associazioni evidenziano che una riserva pluriennale a disposizione del Masaf sarebbe più che opportuna, “con la previsione esplicita che i fondi siano da destinare a tutti gli operatori della filiera, con le dovute proporzioni ovviamente“.
“Se è infatti apprezzabile che il DL Omnibus destini 10 milioni di euro agli indennizzi degli allevatori colpiti da PSA“, si legge nella lettera, “la previsione una tantum e non organica e l’esclusione delle fasi industriali della filiera (prima e seconda trasformazione e fornitori di mangimi) lascia quantomeno perplessi: le aziende della fase industriale soffrono al pari di quelle della produzione primaria per le conseguenze della PSA, al punto che in taluni casi si è dovuti ricorrere alla cassa integrazione a causa del calo di lavoro“.