Peste suina e biosicurezze, “mantenere alta attenzione”. La formazione presto disponibile a distanza
È necessario mantenere alta l’attenzione sulla diffusione della peste suina africana in Italia: se il virus passasse dai cinghiali agli allevamenti di suini, infatti, si stimano perdite di 60 milioni di euro al mese per il sistema produttivo italiano. Con questo monito il Commissario Straordinario per la PSA Angelo Ferrari è intervenuto all’evento conclusivo del corso di formazione sulle “Biosicurezze negli allevamenti di suini”, promosso da Assica e Unaitalia in collaborazione con il Centro di formazione dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia ed Emilia-Romagna (IZSLER). L’evento, che si è tenuto a Brescia il 30 novembre nell’ Aula Magna del Centro Pastorale Paolo VI, ha visto una grande partecipazione di pubblico con oltre 150 presenti e gli interventi di esperti italiani e europei sulle biosicurezze. Il corso di formazione ha visto l’adesione di oltre 200 partecipanti e si è rivolto a veterinari, allevatori e tecnici di allevamento per sottolineare l’importanza di una corretta e puntuale applicazione delle biosicurezze in allevamento, anche come efficace strumento di contrasto all’attuale emergenza della Peste suina africana. Il corso sarà disponibile in modalità FAD (formazione a distanza) e a seguito della frequenza sarà riconosciuta l’idoneità per adempiere agli obblighi di formazione in materia di biosicurezza.
Ad aprire l’evento conclusivo del percorso formativo è stato Piero Frazzi, Direttore Generale IZSLER che ha ribadito l’importanza della collaborazione fra il mondo produttivo e le istituzioni. Davide Calderone, direttore di Assica, ha ricordato il danno economico causato dalla peste suina africana, quantificato dall’associazione in 20 milioni di euro al mese, a causa delle restrizioni alle esportazioni applicate da alcuni Paesi dopo lo scoppio dell’epidemia. Rossella Pedicone, vice direttrice di Unaitalia e responsabile scientifico dell’iniziativa, ha moderato la giornata e presentato i relatori che si sono susseguiti. Ilias Chantziaras, docente in biosicurezze dell’Università di Gent in Belgio, ha sottolineato l’importanza delle biosicurezze che, se applicate correttamente, rappresentano una barriera invalicabile per il virus della PSA e per gli agenti zoonotici. Ha poi illustrato uno spaccato della situazione in vari Paesi nel mondo, attraverso un sistema a punteggio messo a punto dall’università di Gent, disponibile per diverse specie animali e in diverse lingue: l’Italia si posiziona nel sistema al di sopra della media, per le operazioni di pulizia e disinfezione a fine ciclo e il periodo di vuoto sanitario, mentre deve migliorare la presenza di recinzioni e barriere di ingresso all’area di allevamento e la presenza di zone filtro e la disinfezione delle calzature in ingresso ai capannoni. Il professor Chantziaras ha sottolineato, inoltre, l’interesse internazionale suscitato dal sistema italiano Classyfarm nel mondo scientifico. Franco Claretti della Direzione Generale Agricoltura Regione Lombardia, ha presentato le attività messe in atto dalla Regione che, oltre al contributo economico di 1,5 milioni di euro per la realizzazione delle recinzioni nelle zone di restrizione, sta facilitando l’attività di caccia e monitoraggio dei cinghiali, fino alla messa a punto di una filiera per la commercializzazione della carne di cinghiale. Marco Farioli, Dirigente Unità Operativa veterinaria Regione Lombardia, è tornato sulla importanza delle biosicurezze in sanità animale, evidenziando come debbano essere migliorate nel settore suino, che non si è finora confrontato con malattie altamente diffusive, a differenza del settore avicolo. A questo proposito sono fondamentali – ha spiegato – le azioni messe a punto in Lombardia a sostegno di quanto definito nei dispositivi del Commissario straordinario per la battaglia alla PSA. Loris Alborali, dell’IZSLER ,ha infine presentato il video che ripercorre i principi di una corretta biosicurezza, in una situazione modello con l’obiettivo di stimolare riflessione e confronto tra i partecipanti. Nel dibattito conclusivo con gli allevatori presenti è emersa la volontà di questi ultimi di investire in formazione e biosicurezze a fronte del massimo impegno da parte delle istituzioni per contenere i cinghiali, che sono veicolo per la diffusione del virus con il rischio di compromettere un intero sistema allevatoriale e produttivo.