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ll tessuto produttivo del settore avicolo italiano è formato da aziende agricole e industriali fortemente legate ed integrate lungo tutta la filiera. Operatori, veterinari, tecnici aziendali, trasportatori, lavorano insieme per garantire una produzione di elevata qualità nel rispetto del benessere animale e della sicurezza alimentare.
L’uso razionale degli antibiotici in allevamento è ormai la regola negli allevamenti avicoli italiani, grazie all’impegno e alle competenze degli operatori di filiera. Con l’applicazione del Piano per l’uso razionale del farmaco veterinario di Unaitalia, approvato nel 2015, e l’obbligo di adozione della ricetta elettronica e delle registrazioni dei dati nel sistema Classyfarm, è possibile osservare un trend in continua diminuzione dell’utilizzo degli antibiotici in allevamento: -96% nel pollo e -92% nel tacchino nel 2022 rispetto al 2015, per una riduzione complessiva del -94%.
A certificare i più alti livelli di sicurezza della filiera avicunicola sono gli ultimi risultati (anno 2022) del Piano Nazionale Residui, predisposto dal Ministero della Salute e attuato a livello locale in collaborazione con le Regioni e le Province autonome, i Laboratori Nazionali di Riferimento per i residui e gli Istituti Zooprofilattici Sperimentali.
Nel 2022, sui 7.295 campioni analizzati per sostanze antibiotiche prelevati nel Piano mirato, sono stati riscontrati 6 campioni non conformi, con 7 esiti non conformi. Nessuna non conformità nei campioni del Piano mirato per presenza di sostanze antibiotiche per il settore avicunicolo: polli, tacchini, uova e conigli sono conformi al 100% ai limiti di legge.
Con il Decreto Ministeriale del 29 luglio 2004, l’Italia ha regolato la possibilità di dare informazioni sull’origine delle carni, sul sistema di allevamento, sulla tipologia di alimentazione e rispetto del benessere animale. Inoltre, il Disciplinare di etichettatura volontaria delle carni bianche di Unaitalia conserva un suo valore nel rendere disponibili al consumatore una serie di informazioni volontarie attraverso un sistema trasparente, controllato da un ente terzo accreditato, il CSQA, che pianifica una serie di audit definiti in un Piano dei controlli anch’esso approvato dal MASAF.
Le carni avicole sono tra i prodotti della zootecnia che meno impattano sull’ambiente. Con un’efficienza alimentare senza pari, la produzione di carne avicola in Italia è caratterizzata da un basso impatto ambientale e un forte impegno verso la sostenibilità.
Oggi, per ottenere 1 kg di carne avicola, sono necessari solo 1,7 kg di mangime, un valore unico nel settore zootecnico. Gli ultimi dati ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) indicano che l’agricoltura in Italia contribuisce al 7,4% delle emissioni totali (dato 2022), con il comparto avicolo responsabile solo del 2,6% delle emissioni zootecniche, ovvero dello 0,19% del totale nazionale. Questo fa dell’avicoltura uno dei comparti zootecnici a minore impatto ambientale.
Le aziende avicole italiane contribuiscono concretamente alla transizione ecologica attraverso politiche di innovazione digitale per la crescita della filiera. Negli ultimi anni, l’avicoltura italiana ha investito oltre 50 milioni di euro in progetti green, rinnovando l’impegno verso la sostenibilità. Tra i risultati concreti troviamo la produzione di 310 milioni di kW di energia elettrica rinnovabile, il recupero di 46 milioni di litri di acque di processo e l'uso di mezzi a ridotta emissione di CO2 per quasi il 60%.
Gli investimenti delle aziende associate ad Unaitalia hanno permesso di avviare al recupero il 90% degli scarti di lavorazione e di produrre biogas e biometano da fonte rinnovabile (17,3 mln di metri cubi all’anno) (fonte: Annual report Unaitalia 2021).